Con questo ciclo di 3 puntate vi racconterò un pò la storia dei mondiali vinti dalla nostra nazionale partendo dalla prima vittoria nella seconda edizione si giocatasi in Italia.
Siamo nel 1934, in pieno regime fascista. Si sa che il totalitarismo ama le masse, e i mondiali di quattro anni prima hanno dimostrato quanto le folle amino il football. Mussolini lo intuisce, e in piena logica da «panem et circenses» - a lui cara, visto quanto pregno di Roma e di Impero è il suo ideale di governo - vara una serie di riforme che portano il calcio ad essere lo sport nazionale.
Dal 1929, infatti, vige in Italia il campionato a girone unico (prima ci si affrontata in scontri diretti, con tanto di finale scudetto). E sempre dal 1929 si cominciano a costruire quegli stadi che, almeno fino al 1990 (anno dell'altro mondiale italiano, di cui diremo), tuttora frequentiamo. Si tratta di San Siro (Milano), che nasce grazie al mecenatismo di Piero Pirelli; del Comunale di Firenze, progettato da Pierluigi Nervi; dello stadio del Partito Nazionale Fascista, poi ribattezzato Flaminio, di Roma; di quelli di Torino, Bologna, Napoli e Genova. Degli stadi, insomma, in cui si giocheranno i mondiali, fortemente voluti dal regime per dare all'Italia una vetrina internazionaleDai francobolli ai pacchetti di sigarette, tutto in Italia parla di calcio a ridosso dell'evento. Che viene supportato in ogni modo: sgravi fiscali per gli investimenti dedicati (un anticipo di quelle defiscalizzazioni di cui si parla tanto quando si tratta l'argomento del sostegno economico alla cultura), lotterie, comunicazione.
Su quest'ultimo punto, si sperimenta con successo la forza della radio. L'Eiar (ente radiofonico nazionale) copre l'evento con radiocronache in quattro lingue e trasmissioni in nove paesi. Anche qui, un assaggio del villaggio globale che caratterizza oggi i mondiali mediatici.Il Mondiale si gioca dal 27 maggio al 10 giugno. Si riconferma la regola di 4 anni prima: il Paese che ospita, vince. L'Italia, guidata dal commissario tecnico Vittorio Pozzo, è campione del mondo. La finale si gioca a Roma: Italia-Cecoslovacchia 2-1 (ai supplementari). Tra gli azzurri gioca un certo Giuseppe Meazza.
Siamo nel 1934, in pieno regime fascista. Si sa che il totalitarismo ama le masse, e i mondiali di quattro anni prima hanno dimostrato quanto le folle amino il football. Mussolini lo intuisce, e in piena logica da «panem et circenses» - a lui cara, visto quanto pregno di Roma e di Impero è il suo ideale di governo - vara una serie di riforme che portano il calcio ad essere lo sport nazionale.
Dal 1929, infatti, vige in Italia il campionato a girone unico (prima ci si affrontata in scontri diretti, con tanto di finale scudetto). E sempre dal 1929 si cominciano a costruire quegli stadi che, almeno fino al 1990 (anno dell'altro mondiale italiano, di cui diremo), tuttora frequentiamo. Si tratta di San Siro (Milano), che nasce grazie al mecenatismo di Piero Pirelli; del Comunale di Firenze, progettato da Pierluigi Nervi; dello stadio del Partito Nazionale Fascista, poi ribattezzato Flaminio, di Roma; di quelli di Torino, Bologna, Napoli e Genova. Degli stadi, insomma, in cui si giocheranno i mondiali, fortemente voluti dal regime per dare all'Italia una vetrina internazionaleDai francobolli ai pacchetti di sigarette, tutto in Italia parla di calcio a ridosso dell'evento. Che viene supportato in ogni modo: sgravi fiscali per gli investimenti dedicati (un anticipo di quelle defiscalizzazioni di cui si parla tanto quando si tratta l'argomento del sostegno economico alla cultura), lotterie, comunicazione.
Su quest'ultimo punto, si sperimenta con successo la forza della radio. L'Eiar (ente radiofonico nazionale) copre l'evento con radiocronache in quattro lingue e trasmissioni in nove paesi. Anche qui, un assaggio del villaggio globale che caratterizza oggi i mondiali mediatici.Il Mondiale si gioca dal 27 maggio al 10 giugno. Si riconferma la regola di 4 anni prima: il Paese che ospita, vince. L'Italia, guidata dal commissario tecnico Vittorio Pozzo, è campione del mondo. La finale si gioca a Roma: Italia-Cecoslovacchia 2-1 (ai supplementari). Tra gli azzurri gioca un certo Giuseppe Meazza.
Il cammino della nazionale
Ottavi
27/05/1934 ITALIA - STATI UNITI 7 - 1
18’ Schiavio (I), 20’ Orsi (I), 29’ Schiavio(I), 57’ Donelli (S), 63’ Ferrari (I),
64’ Schiavio (I), 69’ Orsi (I), 90’ Meazza (I)
Quarti
31/05/1934 ITALIA - SPAGNA 1 - 1 dts
29’ Regueiro (S), 44’ Ferrari (I)
01/06/1934 ITALIA - SPAGNA 1 - 0 rip
11’ Meazza
Semifinale
03/06/1934 ITALIA – AUSTRIA 1 - 0
21’ Guaita
10 / 06 / 1934 FINALE
ITALIA - CECOSLOVACCHIA 2 -1 dts
ITALIA: Combi, Monzeglio, Allemandi, Ferraris IV, Monti, Bertolini, Guaita, Meazza, Schiavio, Ferrari, Orsi
Allenatore: Pozzo
CECOSLOVACCHIA:
Planicka, Zenisek, Ctyroki, Kostalek, Cambal, Krcil, Junek, Svoboda, Sobotka, Nejedly, Puc
Allenatore: Petru
Reti: 71' Puc (CEC), 81' Orsi (ITA), 95' Schiavio (ITA)
Planicka, Zenisek, Ctyroki, Kostalek, Cambal, Krcil, Junek, Svoboda, Sobotka, Nejedly, Puc
Allenatore: Petru
Reti: 71' Puc (CEC), 81' Orsi (ITA), 95' Schiavio (ITA)
Arbitro: Eklind (Svezia)
Stadio del Partito Nazionale Fascista, Roma
Spettatori: 45.000
Campione del mondo: ITALIA
1 commento:
Bello l'articolo mi sarebbe piaciuto vedere qualche foto dell'incontro.
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