"Mi sono stabilita nella parte più remota, più pittoresca e completamente solitaria de la Cava. Benedico il Signore per questo luogo appartato in uno scenario naturale così splendido... Godrò di tutto il fascino che questo paese incantevole ha per me come se fosse volontà sua, né lascerò che i miei pensieri vadano verso altri sogni... "
Così annotava nell'800 la scrittrice Paolina Craven testimoniando la sua permanenza nella nostra città ed il profondo legame d'amore che con essa aveva stabilito. Fin dal primo impatto, era stata affascinata dall'incantevole paesaggio della vallata metelliana, tanto da acquistare poi una villa, nei pressi di Castagneto, per trascorrervi la villeggiatura dal 1858 al 1872. Paolina Craven era di origine francese e sposò nel 1834 August Craven, funzionario dell'ambasciata britannica a Napoli.
Dopo una serie di lutti familiari tornò a Napoli si stabilì poi a Cava. Data la sua sensibilità e l'apertura dei cittadini, il suo inserimento nell'ambiente cavese fu facile, anche grazie al legame che stabili con la famiglia Filangieri, in particolare con Giovanna e con la carissima Teresa, alla quale fu molto vicina anche nei momenti decisivi, sia quando le morì la piccola figlia, sia nella fase della sua reazione al dolore, quando fece costruire a Napoli primo Ospedale per l'Assistenza ai bambini. L'episodio, oltre che nei libri, è stato raccontato in un recente, suggestivo cortometraggio, realizzato dal cavese Francesco Puccio. Su queste basi relazionali e sfruttando la sua naturale abilità nello scrivere.
Paolina riuscì a descrivere con precisione, pathos e grande capacità di coinvolgimento, panorami, passeggiate, abitanti, ambienti. Nelle sue parole, le bellezze del nostro paesaggio sono sempre presenti: dal primo arrivo a Cava all'ultimo momento di addio ai monti, come se in questi luoghi avesse ritrovato la sua pace spirituale.Questa tranquillità la portò a stabilire la sua dimora fra quei monti a lei tanto cari, dove allestì un vero e proprio "cenacolo" letterario frequentato da artisti importanti, quali Giuseppe Campagna, il duca Maddaloni, il Caracciolo di Bella, Alfonso Casanova. D'altra parte, tra letterati si trovava bene, essendo lei stessa una affermata scrittrice, autrice, tra l'altro, di racconti e romanzi noti ed apprezzati. La Craven rimase nella casa di Castagneto fino al 1872. Poi il marito ebbe un tracollo finanziario e dovettero vendere la villa, rinunciando alla villeggiatura cavese, per ritornare in Francia, a Parigi. In una delle ultime sere del 1870 trascorse per l'ultima volta a Castagneto, Paolina scrisse: ''Queste sono le ultime righe che scriverò a Castagneto'' Le sto scrivendo adesso vicino alla mia finestra, guardando su ogni tanto per ammirare la bellezza,della luce sulla montagna". Mori a Boury nel 1891, dopo una vecchiaia costellata di dolori e malattie. Paolina Craven ha lasciato un grande segno del suo passaggio a Cava, non solo perle sue doti intellettive e letterarie, ma anche per la sua sensibilità e disponibilità umana e la sua filantropia. Fu costante infatti il suo impegno nell'esercizio della carità: raccoglieva ragazzi poveri dalla strada e li assumeva al suo servizio o curava l'alfabetizzazione dei suoi giovani domestici.
E Cava l'ha ripagata, regalandole un foscoliano spicchio di immortalità nella nostra memoria, intitolandole quel tratto di strada che, attraversando Castagneto, dalla statale giunge sino al rione Casa Cinque.
di Emilia Vitolo da "IL LAVORO TIRRENO" novembre 2007
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