lunedì, gennaio 28, 2008

Reportage -L'Inceneritore Abbandonato-

L'inceneritore di Cava de' Tirreni fù costruito nel 1973 alla "località fiume" a meno di 1 km dal centro della frazione di Santa Lucia. Sebbene fù utilizzato soltanto dal 1975 ai primi mesi del 1978, in circa 3 anni di attività "U' Bruciatore" come veniva chiamato il mostro mangia rifiuti sparse nell'aria tonnellate di sostanze tossiche, dalla diossina alle polveri sottili passando per una non precisata quantità di ossidi ed acidi. A questa massiccia dose di inquinanti,fecero purtroppo seguito malattie e decessi di molti abitanti della zona che inconsapevolmente quando i due forni dell'impianto erano in funzione continuavano a svolgere le proprie attività agricole respirando i fumi tossici, inoltre le sostanze volatili si depositavano sulla frutta e sulla verdura contaminandola. Dai racconti delle persone ho potuto apprendere l'infernale scenario che si presentava ai loro occhi; infatti mi dicevano che dalle due ciminiere usciva un denso fumo nero e dal cielo cadeva una pioggia di rifiuti incendiati. Il funzionamento di questi impianti era tanto semplice quanto spaventoso, infatti la combustione dei rifiuti veniva avviata per mezzo di bruciatori a gasolio introducendo nei forni una certa quantità di RSU indifferenziati mescolati con pezzi di gomma e pneumatici per aumentare la temperatura e risparmiare combustibile. I fumi che si sviluppavano a rigore dovevano essere depurati per abbattere le particelle di particolato, ma evidentemente nell'impianto di Cava, mancavano tutti gli accorgimenti tecnici per evitare l'emissione di gas tossici. Inoltre delle scorie della combustone se ne sono perse le tracce magari sono sotterrate proprio sotto i miei piedi. Sebbene sia chiuso ormai da più di 30 anni, nessuno se ne cura anzì si è pensato bene di utilizzarlo come base su cui installare le antenne per le telecomunicazioni, ma non si è mai parlato di bonificarlo, o meglio non se ne mai parlato in assoluto. Io che ci passo davanti ogni giorno, ho deciso di ritrarlo in questo reportage, anche per conoscere da vicino, il boia che ha spezzato la vita di persone a me vicine.




Cliccando sulle miniature potete accedere alla visione del report fotografico:



Il comunicato di Assoutenti:



La testimonianza di Antonio:

ero piccolo, i miei insieme ai miei nonni producevano tabacco e filavano ancora la canapa (quella vera con la "rota") per ottenere spago e funi (per gli armatori del porto di salerno). Avevamo ancora pergolati di uva, dove d'estate si "inpilava" il tabacco a mano, foglia per foglia, "nzerta" dopo "nzerta". Le mani la sera erano azzeccate di quella sostanza nera del tabacco, una resina che sembra "nero afgano". Un giorno entro' in funzione quell'"eco" mostro, "abbascie u scumm" di santa lucia. Ricordo che a casa gia' se ne parlava con terrore, se non erro era venuto pure Abbro a rassicurare il vicinato. In un baleno, dopo poke ore di funzionamento, l'aria era talmente densa che fummo costretti ad evacuare. Sulle coltivazioni del vicinato (insieme alle nostre) una schifosa patina di fuliggine nera e pestilenziale, si posava sulle enormi e belle foglie di tabacco. Sull'uva, sul tetto, sugli animali. Ricordo la disperazione e il volto depresso di mio nonno, e di papa' vedendo funzionare quel mostro fumante. Ci volevano le mascherine. Quando si capì che tutto stava in ginicchio e quale demente disegno criminale, aveva partorito quel bruciatore; tutto si fermo', ma da allora ancora oggi, qualcuno porta i segni irreversibili, di quella breve e assoluta follia.

venerdì, gennaio 25, 2008

Archeologia Industriale, per tutelare il futuro

L’archeologia industriale è il campo di studi storici che analizza le testimonianze sul territorio e i resti materiali collegati al processo di industrializzazione: opifici, magazzini, doks, impianti minerari, ponti e ferrovie, macchine e meccanismi, villaggi e case operaie.
L’interesse per l’archeologia industriale nasce in Gran Bretagna negli anni Cinquanta dall’urgenza storiografica di conoscere e organizzare cronologicamente e concettualmente la rivoluzione industriale del XVIII sec. e dal bisogno di tutelare le tracce di un passato che la rapida riconversione produttiva e l’intensa urbanizzazione del dopoguerra rischiavano di cancellare. L’archeologia industriale ha inoltre lo scopo di mettere in evidenza l’evoluzione dell’architettura in funzione delle esigenze del luogo di lavoro e dell’organizzazione della produzione, che nel corso dei secc. XVIII e XIX hanno subito continue trasformazioni.

Conservare le testimonianze è di fondamentale importanza anche per non commettere gli stessi errori occorsi in passato. Non tutti sanno che nella nostra città verso la fine degli anni 70' fù installato un inceneritore per i rifiuti, chiamato dai più "U' Bruciatore" nella frazione di Santa Lucia oggi fortunatamente non più in funzione. Sin dalla sua messa in funzione l'impianto, seminò una quantità tale di veleni, da far rabbrividire le più inquinate discariche illegali, e seppur utilizzato solo per alcuni anni , fù la causa di malattie e decessi di molti abitanti della zona. Oggi nessuno più se ne cura, e mi chiedo se un mostro del genere non debba essere bonificato per la miriade di sostanze tossiche che sono transitate al suo interno, per tutelare la salute di chi ci vive vicino.

Siamo solo all'inizio dell'inchiesta, nei prossimi giorni il reportage fotografico.

Inceneritore di Cava de' Tirreni

domenica, gennaio 20, 2008

CAVESE 1 - 1 Manfredonia

La prima Cavese di Aldo Papagni raccoglie in extremis un pareggio interno contro il Manfredonia, ben disposto in campo da Andrea Pensabene. Gli aquilotti non hanno espresso un gran gioco, ma tuttavia hanno creato numerosi palle-gol prima di giungere al pareggio firmato da Gianmarco Frezza, al suo primo gol stagionale.Papagni non ha operato stravolgimenti nell’assetto tattico, proponendo in attacco Giampaolo ed Aquino e schierando a centrocampo Catalano e Scartozzi per sopperire all’assenza dello squalificato Alfano...da Cavese.it

Le azioni salienti della gara, dalla prima traversa di Scartozzi al goal di Frezza nelle foto_Petrolini:






mercoledì, gennaio 16, 2008

La foto della Settimana - Il Campanile -

Il campanile é un simbolo. Per tutti, anche per chi non é religioso.In ogni paese, in ogni città, le sue campane hanno accompagnato i momenti felici e quelli tristi della nostra vita: la scomparsa dei nostri cari, le nozze, i battesimi. Hanno suonato a martello quando qualche pericolo incombeva. Hanno suonato festanti in occasione delle solennità.
L'emigrante che torna, ma anche chiunque rientri dalle ferie o da un periodo passato lontano, ha il suo primo saluto dal campanile che, svettando, indica ove sono le radici. Guardandolo, da lontano, ci si sente già a casa.Il campanile é un simbolo, di identità, un richiamo affettuoso e solidale alla vita insieme.Il campanile non é solo un manufatto di cemento o di pietra, ma una simbiosi di materia e spirito, arricchito nei ricordi e dai ricordi di generazioni e generazioni.
campanile della chiesa di Arcara

lunedì, gennaio 07, 2008

Un anno di CAVESE - Part two-

Ecco la seconda parte del film del 2007, nella sequenza gli scatti che vanno dal ritiro estivo alla 4° Edizione dell'EMIGRANT DAY. Buona visione